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Home Page - Notizie dal passato - La divisione di Ostetricia e ginecologia dell'Ospedale "Sacro Cuore di Gesù" di Gallipoli.

La divisione di Ostetricia e ginecologia dell'Ospedale "Sacro Cuore di Gesù" di Gallipoli.




di Giovanni Andrea Coppola





“Gallipoli. Il sindaco si mobilita: al lavoro per salvare Ostetricia”.

“Medico trasferito e ostetricia al collasso. Occupazione al Sacro Cuore”.

 “Politici in corsia per i punti nascita. Ascoltare le voci dei territori”.

“Basta scippi. No secco alla chiusura di Ostetricia di Gallipoli”

“La Regione diffida le Asl di Brindisi e Lecce: chiudete quei punti nascita”.

“Vertice al Sacro Cuore di Gallipoli. Battaglia al Tar e in Regione per Ostetricia”.

“Tagli al Sacro Cuore, Comitato e politici pronti alla protesta in strada”.

 

 

 

Sono solo alcuni dei numerosi titoli apparsi negli ultimi anni sui quotidiani locali che stanno seguendo le vicende legate alla sopravvivenza del punto nascita di Gallipoli. Il reparto di Ostetricia e Ginecologia della città salentina, infatti, è uno di quei servizi sanitari che gli amministratori regionali hanno individuato come bersaglio di una possibile chiusura per rispettare le previsioni del piano di rientro del deficit sanitario. Ad ogni notizia diffusa dai media le reazioni sono immediate. I politici locali di ogni fazione si oppongono energicamente a tale decisione e fanno dell’argomento il cavallo di battaglia delle loro campagne elettorali. I cittadini, invece, riuniti in vari comitati pro-ostetricia, protestano fermamente perché vogliono che i loro figli, con il primo vagito, respirino la salsedine della “perla dello ionio”.

Tra le voci che si sono alzate in difesa dell’ospedale, c’è quella di un utente del web il quale, con lo pseudonimo di Riflessione Salentina, ha commentato così uno degli articoli summenzionati: “L'Ostetricia di Gallipoli ha una storia istituzionale che merita attenzione. Era il punto di riferimento per l'intera provincia. Teniamoci stretta la nostra storia.” Una storia che questo utente sicuramente conosce, ma che probabilmente non è nota a molti, neanche a coloro che si battono in difesa dell’Ospedale.

Questa storia ha inizio nel 1946, si intreccia con la storia personale e professionale del Prof. Luigi Coppola, e sicuramente merita di essere raccontata perché, pur sviluppandosi in una provincia meridionale del dopo guerra, nel suo piccolo rappresenta un bel capitolo della storia della medicina pugliese.

Luigi Coppola nasce ad Alezio, a pochi chilometri da Gallipoli, nel 1906. Terminati gli studi classici si avvia allo studio della Medicina a Napoli dove ottiene la Laurea con il massimo dei voti nel 1932. Diviene subito Assistente Universitario presso l’Università di Roma dove si specializza in Ostetricia e Ginecologia nel 1938 sotto la guida di due indiscussi maestri della moderna ostetricia italiana, il Prof. Pestalozza prima ed il Prof. Gaifami poi. Nel 1940 diventa Aiuto di Ruolo Universitario della Scuola Ostetrica de L’Aquila, dipendente dalla Clinica Ostetrica di Roma. La sua crescita accademica, però, viene bruscamente interrotta dalle vicende belliche: nel 1942 è richiamato alla armi ed inviato in Grecia, mentre nel 1944 i bombardamenti di Roma causano la morte prematura del suo maestro, Prof. Gaifami, e la disgregazione della Scuola Ostetrica da egli diretta. Trascorre gli anni del conflitto mondiale nell'isola di Creta con il grado di Maggiore Medico, assumendo il ruolo di Direttore dell’Ospedale Presidiario della Marina Militare. Qui conosce Umberto Bologna, un giovane tenente medico che si occupa di urologia ginecologica (e che oggi è ritenuto uno dei maestri che pose le basi di questa disciplina). Insieme, su incarico delle autorità militari, si adoperano in numerosi interventi di alta chirurgia ginecologica alla popolazione civile dell'isola. Rimpatriato dopo l'armistizio, Luigi Coppola fa rientro in Puglia dove gli viene affidata la direzione dell'Ospedale della Marina Militare di Alberobello e dove inizia a lavorare tra le inevitabili difficoltà logistiche di un’Italia meridionale post-bellica e quelle che derivano da una cultura medica locale che individua solo nei chirurghi i detentori assoluti della sala operatoria, anche in campo ginecologico. Qui, inizia praticare l’arte ostetrico-ginecologica con la modernità che aveva appreso dai maestri di Roma e che aveva fortificato con le esperienze di chirurgo di guerra. In poco tempo, aiutato anche dal suo carattere docile, incomincia ad affermarsi come ginecologo di riferimento per la popolazione, tanto che da tutta la regione le donne iniziano a raggiungere la città dei trulli per essere curate.

Sebbene le informazioni all’epoca non viaggiassero con la stessa velocità di oggi, la notizia della presenza in Puglia di un ginecologo dotato di grandi qualità giunsero fino all’allora Presidente dell’Ospedale di Gallipoli, Saverio Montuori. Quest’ultimo inizia un’opera di convincimento affinché Coppola apporti al nosocomio gallipolino la sua esperienza, come aiuto dei locali chirurghi. Coppola accetta la proposta, ma pone una condizione: lavorare in autonomia dai chirurghi e avere la possibilità di creare un vero e proprio reparto dedicato alla salute della donna, esattamente come quello in cui aveva avuto modo lavorare quando era di ruolo all’Università di Roma e poi a L’Aquila. La sua richiesta viene accolta e così, nel 1946, a seguito di una delibera del Presidente Montuori, approvata dalla Prefettura di Lecce, viene nominato primario provvisorio del neonato servizio di ostetricia e ginecologia di Galipoli. Un reparto che rappresenta una novità assoluta nel panorama della sanità pugliese, tant’è che, come  documentato negli Atti della Società Italiana di Ostetricia e Ginecologia[1], risulta essere il primo in assoluto di ruolo ospedaliero istituito in Puglia.

I rendiconti clinico-statistici del primo anno di attività del reparto (1946-1947) dimostrano un periodo iniziale di lavoro molto intenso e florido in relazione all’epoca storica e al contesto in cui svolgeva l’attività. L’ospedale, in totale si trova ad affrontare 1.535 ricoveri, di cui un quarto proprio nel reparto di Ostetricia e Ginecologia. Vengono condotti 179 interventi ginecologici con una mortalità pari allo 0% ed una morbilità operatoria dello 0,72%.

Tali dati sono stati oggetto di pubblicazione da parte del Prof. Fortunato Montuoro, il quale sulla Rivista di Ostetricia e Ginecologia Pratica, a proposito delle piccole realtà ginecologiche italiane scrive “i piccoli centri hanno la mia più viva attenzione per tutte le difficoltà che devono essere superate (ambienti, assistenza, deficienza di letti, scarse disponibilità di mezzi). Bisogna convenire che impiantare un reparto a Marsala, Gallipoli, Castelvetrano è molto più difficile che a Firenze, Napoli, Messina. Prima di poter eseguire una laparotomia in un piccolo centro occorre creare almeno due assistenti per la narcosi e per l’assistenza diretta. In effetti le difficoltà che Coppola ha dovuto superare sono straordinarie e questo accresce il valore della sua piccola ma interessante statistica. Ad ogni modo le statistiche che verrò pubblicando diranno quali grandi risultati si possono ottenere quando a capo di un reparto ostetrico ginecologico c’è uno specialista innamorato della propria disciplina e desideroso di mostrarne l’utilità, la grandezza e la bellezza.” [2]

Per superare queste difficoltà il primario Coppola inizia a mettere in atto una serie di strategie che riguardano innanzitutto la formazione del personale in tema di assistenza prenatale e di psicoprofilassi ostetrica. All’epoca, inoltre, vigeva il costume di affidare al chirurgo stesso, o all’infermiere di turno, la gestione della narcosi attraverso l’apposizione di uno stantuffo di etere a mo’ di mascherina. Il Prof. Coppola insiste affinché uno dei medici più validi di Gallipoli, Cosimo Cataldi, si specializzi in Anestesia. Questi accetta dando un impulso di modernità anche sotto il profilo anestesiologico e contribuendo in maniera significativa all’ampliamento dell’offerta assistenziale dell’Ospedale.

Il decennio successivo (1948-1957) è caratterizzato da quotidiane preoccupazioni inerenti ad adattamenti di fortuna e di emergenza. Si disponeva di una grande corsia con 30 posti letto per la ginecologia e di un camerone con 12 letti per l’ostetricia; in una piccola sala adibita a sala parto si praticavano anche raschiamenti e interventi di piccola ginecologia; una stanza veniva utilizzata per le accettazioni, le medicazioni e le visite ambulatoriali; per gli interventi laparotomici, invece, si era ospiti della chirurgia. Malgrado ciò il reparto, grazie alla caparbietà del primario e di medici come Cataldi e del sopraggiunto aiuto ginecologo Dante Errico, ebbe un progressivo incremento di attività come si rileva dalle statistiche pubblicate ancora una volta sulla Rivista d’Ostetricia e Ginecologia Pratica[3]: complessivamente 7.602 ricoveri e 12.288 accessi ambulatoriali.

In questo periodo, lottando contro la suscettibilità delle levatrici e dei medici stessi, Coppola porta avanti un’intensa e persuasiva opera di informazione e convincimento sull’importanza del parto in ospedale, in un periodo storico in cui il parto domiciliare era gravato da un alto tasso di morbilità e mortalità materna e neonatale. I decessi materni ospedalieri a Gallipoli erano spesso conseguenza di questa situazione poiché le donne venivano ricoverate d’urgenza a seguito di complicanze di procedure domiciliari (rottura d’utero, emorragia post-partum, sepsi da aborto criminoso, etc.). Il parto domiciliare non era appannaggio solo delle classi meno abbienti, ma era sostenuto anche dal tradizionalismo delle nobili famiglie. In una pubblicazione del 1969, Coppola denuncia che: “... i vecchi [nobili] esigono che il parto avvenga nell’ambiente patriarcale, senza alcun portato della moderna assistenza, neanche di un po’ di ossigeno da somministrare in travaglio o da tenere a disposizione per un’eventuale ipossia fetale: però non deve mancare tutto l’entourage di servizio, con gli esorcismi e le icone”[4].

Sempre nel decennio 1948-1957, in campo ginecologico, con 438 interventi laparotomici di ogni tipo e 2.027 ostetrici - di cui 465 cesarei  con tecnica moderna – Coppola supera le resistenze iniziali dei colleghi chirurghi generali che in tutti gli ospedali del regione detenevano il dominio incontrastato della sala operatoria.

Per l’impegno profuso in quegli anni, viene ricordato ancora oggi per essere stato uno dei primi ginecologi a praticare il taglio cesareo in Puglia e per aver contribuito a ridurre drasticamente l'applicazione spesso traumatizzante del forcipe e l'estrazione del feto previa craniotomia nel caso di mancata procidenza.

Il notevole incremento di attività in campo ginecologico di questo periodo, nel frattempo, stimola l’amministrazione ospedaliera a creare una divisione di ostetricia e ginecologia completamente autonoma dal punto di vista organizzativo e strutturale. Vengono quindi allestiti ambienti razionali dedicati alle singole attività ginecologiche e dotati delle più moderne attrezzature per l’epoca.

Un reparto così completo e innovativo per l’epoca meritava che la figura di primario provvisorio venisse sostituita da quella di primario di ruolo. Pertanto viene indetto pubblico concorso ed è naturale per Coppola aggiudicarsi tale nomina, non solo per le competenze scientifiche maturate nel corso degli anni, ma anche “per aver espletato il servizio con piena soddisfazione dell’Amministrazione e con competenza, diligenza e zelo, tale da incrementare notevolmente l’afflusso di degenti nel Reparto.”[5]. Nel 1957, insieme all’inaugurazione della nuova e autonoma Divisione di Ostetricia e Ginecologia, viene attivato anche uno dei primi Reparti Immaturi della Puglia ed istituito, su solerte iniziativa del Prof. Debiasi, un centro di preparazione psicofisica al parto naturale.

Nel 1976, con il termine del suo mandato trentennale di primario, la statistica operatoria dell'Ospedale di Gallipoli raggiunse cifre da record per quegli anni. Sono documentati, infatti, circa 45.000 interventi di chirurgia ginecologica e oltre 3.000 tagli cesari. Quale riconoscimento della sua operosità, nel 1996, quando era ancora in vita, la ASL di Lecce e l'amministrazione ospedaliera hanno voluto intestare a Luigi Coppola il reparto di Ostetricia e Ginecologia del nuovo Ospedale della cittadina ionica, di cui egli stesso pose la prima pietra nel 1971 e partecipò alla progettazione secondo standard moderni.

Credo che sia questa la “storia istituzionale” su cui quell’anonimo utente del web voleva attirare l’attenzione commentando le notizie a proposito della chiusura dello storico punto nascita di Gallipoli. Ad oggi i gallipolini, nonché gli abitanti dei paesi limitrofi, non sanno ancora se, a causa delle comprensibili ipotesi strategiche volte ad un risparmio in termini di spesa sanitaria, le future generazioni dell’arco ionico-salentino potranno nascere ancora accompagnate dalle onde del mare. Certo è che Gallipoli può vantare una storia significativa nel campo della storia della ostetricia e ginecologia. E si spera che non venga dimenticata.

“Teniamoci stretta la nostra storia.”



[1] Atti della Società Italiana di Ostetricia e Ginecologia. “La Ginecologia in Italia”. Supplemento al Vol. XLVIII (1963)

[2] Montuoro F.: Attività dei reparti ostetrico-ginecologici italiani. Rivista d’Ostetricia e Ginecologia pratica. Anno XXX, n.1 (1948) 

[3] Rendiconto clinico-statistico per il decennio 1948-1957 del Reparto ostetrico-ginecologico dell’Ospedale Civile di Gallipoli. A cura di F. Montuoro. Rivista d’Ostetricia e Ginecologia pratica. Anno XL, n.1 (1958) 

[4] Coppola L.: La psicoprofilassi ostetrica deve anzitutto bonificare i personale di assistenza e le istituzioni. Aggiornamenti in Ostetricia e Ginecologia, Vol 2, n° 10-12, pag 363-364 (1969)

[5] Deliberazione dell’Assemblea Consorziale dell’Ospedale di Gallipoli n°31 del 05/12/1953)


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