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Sterilità di coppia, la colpa è spesso dell'uomo



di Lamberto Coppola (*)

 

 


Avere un figlio è il sogno di una coppia a coronamento non solo di una grande storia d’amore, ma anche per un progetto di famiglia e di vita insieme.

A volte, però, il bimbo tarda ad arrivare e sono sempre più numerose le coppie che avvertono problemi nella fase del concepimento.

All’inizio si tende a non preoccuparsi e a minimizzare le difficoltà, ma quando i mesi passano e i risultati non sono quelli sperati, lo sconforto e la preoccupazione prendono piede e arrivano a condizionare fortemente anche la vita e l’armonia di coppia.

L’infertilità di coppia è un problema che va aggravandosi sempre più, complici abitudini sbagliate e una serie di fattori di carattere ambientale e sociale. Come più volte ho sottolineato in questa rubrica l’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che nei paesi industriali avanzati oltre il 20% delle coppie abbia problemi di fertilità.

Storicamente l’infertilità è sempre stata considerata una patologia femminile. Dalle varie ricerche condotte emerge invece che il 35% dei casi di infertilità deriva da problematiche esclusivamente maschili, principalmente da alterazioni qualitative del liquido seminale, ad esempio una ridotta densità degli spermatozoi (oligospermia) o una loro diminuita motilità e vitalità.

Tali problematiche possono dipendere da fattori di varia natura. Si va da problemi meccanici di eiaculazione o impotenza all’età avanzata, l’obesità, e l’abuso di alcolici. Ma sono anche il fumo, alcune malattie autoimmuni e malattie sessualmente trasmesse, patologie tumorali specialmente dell’apparato urogenitale o l’esposizione dei testicoli ad agenti tossici ed infettivi a influenzare negativamente la fertilità.

Il meccanismo tramite il quale questi fattori di rischio comportano un’alterazione della qualità del liquido seminale è dato dalla produzione dei radicali liberi che comportano alterazioni sia morfologiche che funzionali dello spermatozoo, riducendone la motilità e alterando l’integrità del suo DNA.

In questi casi è fondamentale rivolgersi a un andrologo, vale a dire il “ginecologo dell’uomo”, che come primo passo procederà a un’analisi della qualità del liquido seminale tramite un esame diagnostico noto come spermiogramma.

Con questo ed altri sofisticati accertamenti sarà accertata la causa dell’infertilità, per cui la terapia sarà personalizzata e tale da poter variare in modo molto significativo l’insufficienza riproduttiva, anche se non sempre questa può essere sufficiente.

Recenti studi hanno mostrato come oltre un terzo degli uomini sottoposti a terapie per l’infertilità può riuscire ad ottenere una paternità naturale, cioè senza ricorrere a tecniche di fecondazione assistita.

Negli altri casi questa tecnica può essere invece considerata l’ultima spiaggia.

 

 

 (*) Prof. Lamberto Coppola 
Andrologo – Ginecologo – Sessuologo
Direttore dei Centri Integrati di Andrologia e  Fisiopatologia della Riproduzione Umana
Tecnomed (Nardò- Lecce) e Casa di Cura Fabia Mater (Roma).


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