SE L’INFERTILITÀ È INSPIEGATA, STUDIAMO IL DNA DELLO SPERMATOZOOLo spermatozoo ha un’anima biologica che
rappresenta il motivo della sua stessa
esistenza. Si tratta del DNA, la parte più nascosta della cellula e soprattutto
la più sensibile all’attacco dei ROS. L’azione ossidante dei Radicali, infatti,
pur lasciando integro l’aspetto morfologico della cellula riproduttiva, può
attaccare direttamente le eliche del DNA rendendola instabile e generando, al
suo interno, rotture e mutazioni. I Radicali Liberi sono molecole estremamente aggressive per
gli spermatozoi, ma se presenti in piccole quantità svolgono un ruolo
importante per la loro maturazione finale e per la fecondazione. L’azione
perossidativa dei radicali sulla membrana dello spermatozoo, infatti, è
fondamentale affinché questo si attivi e si fonda con l’ovocita. A livello
seminale, invece, la loro reattività è sfruttata dal sistema immunitario per
difendere le cellule germinali da agenti patogeni di varia natura.
Recentemente, inoltre, è stata dimostrata la loro importanza nella trascrizione
genica indotta dagli ormoni sessuali. La quantità di Radicali è regolata dalla
Barriera Antiossidante costituita da un insieme di molecole capaci di
inattivarne la produzione, di impedirne la formazione in eccesso e di
contrastarne gli effetti in modo tale che non prendano il sopravvento. Le
ghiandole genitali producono una grande quantità di molecole
antiossidanti che si riversano nel plasma seminale in una concentrazione
pressoché doppia rispetto a quella riscontrabile nel sangue. Ciò dimostra la
peculiare protezione che l’organismo cerca di riservare alle cellule germinali.
Una protezione che, in condizioni normali, viene assicurata anche dopo
l’eiaculazione visto che il corteo di molecole antiossidanti accompagna lo
spermatozoo nelle vie genitali femminili scortandolo fino alla meta finale,
l’ovulo. L'idea che i
radicali liberi potessero essere implicati nei processi di invecchiamento
cellulare è stata ipotizzata per la prima volta nel 1956 da Denham Harman, il
quale formulò la "Teoria radicalica dell'invecchiamento". La teoria
suggerisce che i radicali liberi, prodotti durante il normale metabolismo della
cellula, col tempo danneggino il DNA ed
altre macromolecole, portando a malattie degenerative, lesioni tumorali ed
infine a danno irreversibile di cellule e tessuti. Alla teoria di Harmann si
ricollega quella più recente di Miquel (1986) , detta “Teoria mitocondriale
dell’invecchiamento” secondo cui i mitocondri controllerebbero la
velocità d’invecchiamento cellulare rappresentando non solo gli elementi chiave
nella formazione dei ROS ma anche i bersagli del danno causato dallo stress
ossidativo. In base a tale ipotesi, specie longeve produrrebbero meno ROS di
specie a vita breve. Comunque, qualsiasi sia la teoria giusta il processo,
quando avviene a livello dei gameti, influenza
inesorabilmente l’esito di una fecondazione, sia essa naturale che
artificiale. L’introduzione nei laboratori andrologici
di metodiche per la valutazione dell’integrità genomica ha permesso di
individuare la causa celata di alcuni casi di infertilità inspiegata in
soggetti con parametri seminali apparentemente nella norma. Inoltre, la
scoperta di alterazioni genomiche potrebbe
mettere in discussione le modalità di scelta degli spermatozoi da utilizzare
per tecniche di fecondazione in vitro, che oggi si
basano principalmente su criteri morfologici. Lo studio del grado di frammentazione del DNA associato al dosaggio dei lipoperossidi e dell’Attività radicalica permette
di chiarire se l’origine dei danni sia di natura ossidativa, suggerendo quindi
all’andrologo la strada per una possibile terapia antiossidante. L’uso combinato delle metodiche, inoltre,
permette di monitorare l’efficienza del trattamento farmacologico. Prof. Lamberto Coppola |