Ho letto con vivo interesse sia l’articolo “Le italiane e la contraccezione” del 25 giugno e sia quello sulla “Contraccezione maschile: in attesa dei contraccettivi ormonali, oggi con la vasectomia sicuri al 100%” del 16 giugno.
Mi sono reso conto che in Italia ancora oggi esiste veramente poca
informazione su questo argomento. Ben vengano quindi giornali come Clicmedicina che fanno una giusta, corretta e, soprattutto, professionale comunicazione attraverso il Web.
Noi, come Medici delle Coppie non possiamo essere indifferenti alla
battaglia sociale che le donne hanno condotto attraverso un lungo e
difficile viaggio verso l’emancipazione e l’affermazione dei propri
diritti.
Durante tale percorso hanno avuto il valido supporto dell’evoluzione
scientifica e, soprattutto, dell’emancipazione culturale ottenuta dalla
Moderna Ginecologia, che, uscita dalle Sale Parto e dalle Sale
Operatorie, ha attivamente collaborato con la Biologia prima e con
l’Andrologia dopo, ponendo quindi le basi per quella nuova disciplina
scientifica che ora definiamo Fisiopatologia della Riproduzione Umana.
Basti pensare che nel Codice di Famiglia del 1865 le donne non avevano
ancora il diritto di esercitare la tutela sui figli legittimi e
l’articolo 486 del Codice Penale prevedeva una pena detentiva da tre
mesi a due anni per la donna adultera, mentre puniva il marito solo in
caso di concubinato. Il fascismo, poi, inaugurò una sua politica sul
tema dei diritti delle donne, spingendole quanto più possibile entro le
mura domestiche, secondo lo slogan: "la maternità sta alla donna come
la guerra sta all’uomo", scritto sui quaderni delle Piccole Italiane.
Quest’affermazione, oggi inaccettabile, ebbe comunque all’epoca il
merito di porre l’attenzione sulla necessità di tutelare le donne ed i
loro figli grazie alla presenza su tutto il territorio nazionale di una
fitta rete dei Consultori dell’Opera Nazionale per la protezione della
Maternità e dell’Infanzia (ONMI) .
Le mogli prolifiche venivano insignite di apposite medaglie e quelle
infertili potevano essere curate con qualsiasi mezzo pur di dare “Figli
alla Lupa”, tanto che Giuseppe Tesauro nel 1938 durante il XXXV
Congresso della Società Italiana di Ostetricia e Ginecologia sostenne:
“Poter contribuire modestamente alla cura della sterilità diventa
doveroso da parte di tutti noi che nell’espletamento della nostra
professione sentiamo l’orgoglio di essere considerati militi del
regime, permanentemente mobilitati per la battaglia demografica
impostata sulla concezione Mussoliniana del numerus rei publicae
fundamentum” .
Per ulteriori progressi bisognerà aspettare la fine del fascismo,
quando nel 1948 la «Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo»
proclamò gli stessi diritti per tutti gli esseri umani. Il 18 dicembre
1979 ha poi luogo la «Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di
discriminazione nei confronti della donna» (CEDAW) che impone ai 169
Stati signatari di abolire le discriminazioni nei confronti delle donne
e di realizzare le pari opportunità.
Anche le porte della Res Pubblica sono state aperte alle donne molto
lentamente, dal diritto al voto (2 giugno 1946), alla copertura di
ruoli istituzionali sempre più importanti, primo fra tutti nel 1951
quello di Angela Cingolani, nominata sottosegretaria dell’Industria e
del Commercio. Nel 1958 viene poi approvata la legge Merlin con la
quale si aboliva lo sfruttamento statale della prostituzione. Nel 1959
nasce il corpo di Polizia Femminile e nel 1961 viene aperta alle donne
anche la carriera diplomatica e in magistratura. Si è poi dovuto
aspettare l’ultimo terzo di secolo per assistere alla concessione del
divorzio (1970), confermata ulteriormente dal referendum del 1974, alla
parità legale fra i coniugi attraverso la riforma del diritto di
famiglia del 1975 e alla legalizzazione dell’aborto (1978) .
Queste ed altre conquiste della donna nel XX secolo sono state
determinate da molti motivi storici, politici e sociali, ma sicuramente
un grosso ruolo è stato determinato dalla possibilità che le donne
hanno avuto nel controllare la propria fertilità mediante la moderna
contraccezione, dissociando così il ruolo di madre da quello di donna.
Il rapporto sessuale fra maschio e femmina, infatti, non è solo una
legge naturale che ha come scopo primario quello di conservare la
specie, ma è anche gioco, divertimento, vivere sensazioni differenti e
sempre più profonde. Tenuto conto che le donne hanno un periodo di
fertilità di circa un trentennio, hanno da sempre sentito l’esigenza di
una sessualità non solo procreativa, ma anche e soprattutto creativa e
ricreativa. Se è vero che la storia della contraccezione è antichissima
è pure vero che con il diffondersi del cristianesimo si è assistito,
soprattutto nei paesi occidentali, ad un atteggiamento integralista di
rigidità a qualsiasi procedura scientifica di controllo delle nascite,
al punto da permettere anche nell'ambito matrimoniale solo i rapporti
tesi alla procreazione. Al massimo venivano illustrati e propagandati i
metodi naturali come quello descritto da Ogino e Knaus durante il
ventennio fascista o, più recentemente, il “Sintotermico” proposto
negli anni ’70 dai coniugi Billings, ancora oggi ben radicato in
Italia, specialmente in alcuni ospedali cattolici. È interessante
ricordare che inizialmente il metodo di Ogino e Knaus fu adottato come
parte integrante della propaganda fascista che, attraverso la
complicità del “Dottore di Eva”, aveva lo scopo di implementare le
nascite nelle famiglie italiane …“donne, date figli alla Lupa!”, era lo
slogan in voga in quei tempi. Solo nel dopoguerra il metodo naturale di
Ogino e Knaus venne consigliato, complice appunto la chiesa, con
l’obiettivo opposto, vale a dire per riconoscere i periodi in cui ci si
doveva astenere dai rapporti sessuali per non avere gravidanze poco
opportune per la grande crisi economica in cui versavano tra gli anni
‘40 e ‘50 sia il Nostro Paese sia l’intera Europa .
Ma ecco che in questo contesto ancora una volta la scienza viene
incontro alle necessità delle donne per merito di Gregory Pincus, il
biologo che inventò la contraccezione orale, ma già conosciuto sin dal
1932 come il “Frankenstein della scienza americana” per i sui studi
sulla partenogenesi. Nel 1951 ebbe un contributo di 40.000 dollari
dalla signora McCormick, miliardaria americana ed amica di Margaret
Sanger fondatrice del “Movimento internazionale per il controllo delle
nascite”, con l’unica raccomandazione: “…Faccia tutto il possibile,
vogliamo rapidamente un risultato!”. Grazie anche ai precedenti studi
di Makepeace, Weinstein e Friedman, nonché alla collaborazione di Chueg
Chang e del ginecologo John Rock, venne messa a punto negli Stati Uniti
la pillola orale ad azione contraccettiva (denominata ENOVID), in cui
erano associati estrogeni e derivati chimici del progesterone
(progestinici!) erano capaci di inibire l’attività ipofisaria
femminile. I brillanti risultati ottenuti durante la sperimentazione
clinica di massa in Portorico dall’aprile del 1956 e pubblicati poi nel
1959 dallo stesso Pincus dettero ragione ai ricercatori. Nel 1961 la
pillola arriva in Europa e poco dopo in Australia con il nome di
ANOVLAR.
In Italia arrivò nel ’65, ma sin dall’inizio fu disponibile in farmacia
sotto prescrizione medica solo per indicazioni terapeutiche quali
“menometrorragie funzionali e turbe del ciclo mestruale”, a causa
dell’opposizione dello Stato (all’epoca vigeva ancora il Codice Rocco
ed il controllo della fecondità era considerato un "attentato
all’integrità della stirpe") e della Chiesa (nel luglio 1968, il
Pontefice Paolo VI sconfessava come immorale l’uso della pillola
nell’Enciclica Humanae Vitae). Malgrado ciò, nel 1971 in Italia,
l’associazione Italiana per l’educazione Demografica (AIED) ottenne
l’abrogazione dell’articolo del codice penale che vietava la propaganda
e l’utilizzo di qualsiasi mezzo contraccettivo. Nel ‘76 il Ministro
della Sanità abrogò le norme che vietavano la vendita della pillola
anticoncezionale e, dopo 11 anni, la pillola arrivò nelle farmacie
italiane riportando l’indicazione “contraccettivo” sul bugiardino e
sulla scheda tecnica.
Il successo non modificò la vita di Gregory Pincus, uomo modesto e
geloso della propria privacy, che dopo la “la grande avventura della
Pillola” si ritirò a Boston e tornò a dividere il proprio tempo tra le
lezioni all’università e il lavoro di ricerca alla Fondazione
Worcester. Morì nell’agosto 1967, ucciso da metaplasia mieloide, non
potendo assistere così al grande risvolto sociale ed antropologico
avvenuto nel mondo femminile, anche grazie alla sua scoperta. Infatti
già nel 1968, grazie alla rivolta studentesca e alla rivoluzione
sessuale, la “Pillola di Pincus” diventò il simbolo di cambiamenti
sociali nell’Europa Occidentale.
La dissociazione dell'atto sessuale dalla riproduzione ha permesso alla
donna di svincolarsi dal solo ruolo di madre per potersi affermare
anche come individuo sociale, attivo in molti ambienti soprattutto in
quello lavorativo. Tuttavia ogni conquista ha uno prezzo da pagare.
Negli ultimi decenni, infatti, il tasso totale di fertilità è
continuato a scendere in tutte le regioni del mondo e si prevede che
continuerà a diminuire nei prossimi anni fino a crollare a 2,36 % negli
anni 2020-2025.