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Dal Congo a Nardò per studiare l'infertilità di coppia

La storia del Dott. Moise Batekedi, biologo congolese, giunto a Nardò per uno stage sulle terapia di contrasto all'infertilità.

Articolo tratto da LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO

"SCIAMANO" studia a Nardò l'infertilità di coppia

Il dott. Moise Batekedi ha 42 anni ed è venuto a Nardò, dalla Repubblica democratica del Congo, per uno stage sulle terapia di contrasto alla fertilità dal professor Lamberto Coppola, nel centro medico biologico Tecnomed. «Le malattie sessualmente trasmissibili sono un flagello per queste genti – dice Coppola – e le abitudini primitive, come partorire nella campagne, procurano infezioni, sterilità e morti. Sì, perché in Africa non avere figli significa non avere assistenza alcuna quando si è vecchi» e morire di stenti

NARDÒ - «Sciàmunde». E smette di lavorare. Quel suono del dialetto salentino pare magico ma familiare perchè simile alle parole pronunciate dagli sciamani della sua terra. Moise Batekedi ha 42 anni ed è venuto a Nardò dalla Repubblica democratica del Congo, già colonia belga e poi Zaire. Sta qui per “imparare a pescare”. Lì da lui, nella missione cattolica di Kimbau, non ci sono computer né microscopi. Basti pensare che la tecnologia per navigare si limita ad una sola connessione Internet nella stanza di “mama Clara”, dal 1991 responsabile di un progetto di assistenza sanitaria in Congo. Chiara Castellani lì è una specie di mito. Ha perso un braccio, ha rischiato di morire più e più volte. 

I suoi diari, raccolti dalla giornalista Mariapia Bonanate, sono protagonisti di un libro splendido edito da Mondadori: Una lampadina per Kimbau. E proprio di questa missione stiamo parlando: 150mila persone assediate da Ebola, il virus più violento e distruttivo mai conosciuto; funestate dalla guerra civile che porta via il dottor Richard, un medico gentilissimo e anziano con la colpa di appartenere all’etnia tutsi; aggredite da virus e malattie come Aids, tetano, setticemie e meningiti. Ma anche pervase da tanta umanità. Moise viene da lì. Il suo “gancio” con questa terra fortunata rispetto all’Africa nera è il professor Lamberto Coppola. Colui che, assieme ad i suoi collaboratori del centro medico biologico Tecnomed di Nardò, gli sta insegnando a tenere in mano la canna da pesca perché c’è un proverbio cinese che è caro ad entrambi: “Dai un pesce ad un uomo e lo sfamerai per un giorno. Insegnagli a pescare e lo sfamerai per tutta la vita”. 

Quella di Coppola è, a tutti gli effetti, una adozione scientifica a distanza grazie alla collaborazione della fondazione “Premio Luigi Coppola”, Aifo e Auci che hanno voluto che in questi mesi si realizzasse a Nardò lo “stage” del dottor Moise. Tutta l’iniziativa sin dal suo inizio è stata completamente finanziata dal centro neritino. «A Kimbau arrivano a piedi anche da altri stati come Angola e Congo Brazzaville – dice il biologo congolese – e si avventurano in traversate di deserti e lande sperdute pur di trovare una speranza nella missione cattolica. Io ho studiato e mi sono laureato in scienze biologiche a Kinshasa – continua Moise – e un fratello più piccolo mi ha pagato l’università».

Il padre venne ucciso che lui era ancora ragazzo: era forte e coraggioso e per questi motivo lo zio, fratello dell’uomo, ha creduto che fosse uno stregone. E’ morto davvero così. «Molti amici mi hanno aiutato: chi mi faceva mangiare, chi mi dava da dormire. Io in cambio – continua Batekedi – aiutavo qualcuno dei benefattori con un po’ di doposcuola». Pane in cambio di cultura. Lì dove le opportunità sono quasi pari allo zero si può fare. Da quando è tornato al suo paese è molto autorevole, il dottor Moise. Dà consigli, consulenze sulla sterilità di coppia e sull’esame del liquido seminale. Anche al ministero della sanità lo conoscono bene. In Congo è un “professore” e le sue competenze acquisite nel Salento serviranno a tramandare ad altri le sue conoscenze.

«Le malattie sessualmente trasmissibili sono un flagello per queste genti – dice Coppola – e le abitudini primitive, come partorire nella campagne, procurano infezioni, sterilità e morti. Si, perché in Africa non avere figli significa non avere assistenza alcuna quando si è vecchi. Il cibo lo si deve procurare nei campi e prepararlo alla cottura, l’acqua si deve prendere alla sorgente e i panni si vanno a lavare al fiume». 

Sembrerà paradossale ma tutto ciò è un vero problema sociale: i genitori riescono ad avere un solo figlio sano o nessuno; a quarant’anni sono già vecchi e minati nel fisico a causa della condizioni ambientali e non hanno possibilità di essere sostenuti da una famiglia ampia; così muoiono di inedia e di stenti. Come da noi un secolo fa, i figli in Africa sono la vera ricchezza delle famiglie. Ma ora il dottor Batekedi è già pronto per insegnare agli altri a pescare. 

Il dottor Moise: "amo il vostro cibo ma la vostra campagna non è normale perché ci sono costruzioni ovunque."

 

NARDÒ - «Tutto qui è costruito. E c’è cibo dappertutto!» Il dottor Moise scopre il mare per la prima volta ed è quello salentino. La sua foto preferita è davanti al “Rivellino” di Gallipoli. Poi anche il vino che regge bene e gli dà solo una forte sonnolenza. Infine il cibo: le fave e i ricci di mare. Ha avvisato anche la moglie di aver mangiato quelle strane uova di pesce nascoste tra le spine. Ha scoperto anche di essere il “terzo figlio” di papà Lamberto (così gli piace chiamare il professor Coppola) e gli sfottò dei suoi compagni di lavoro italiani quando lo vedono un pò triste gli chiedono: «ma perché sei arrabbiato nero?». 
Lui sorride, mette da parte la nostalgia e riprende lavorare. 

«La vostra campagna non è normale perché ci sono costruzioni ovunque. La campagna non c’è più – racconta il dottor Moise con una meraviglia che ci meraviglia – perché campagna è dove non si vede la città. Anche la vostra abitudine di salutarvi sempre è bella, conferma la vostra ospitalità. E’ bello anche andare in moto: ti senti libero anche se vivi in una città». Batekedi riceverà una “dote” da Coppola e cioè un computer: il primo tassello di un sogno che significa analisi approfondite e possibilità di aiutare mama Clara al suo ritorno in Congo. Poi la promessa del medico neritino: un convegno sull’infertilità maschile da tenersi a Kinshasa. 

 

Autore: BIAGIO VALERIO - LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 03/06/2009


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